


Ecco le motivazioni complete per tutti i vincitori della XII edizione di MoliseCinema.
Per la sezione Percorsi (corti italiani) il premio K come miglior film è andato a: Non sono nessuno di Francesco Segré
Per aver saputo rappresentare con un sapiente crescendo emotivo il dramma di un uomo impotente durante una notte crudele e disperata.
Menzione speciale a: ReCuiem di Valentina Carnelutti
Per la capacità di raccontare il primo incontro con la morte in una dimensione di iperrealismo onirico.
Menzione speciale a: Un uccello molto serio di Lorenza Indovina
Per la capacità di rinnovare continuamente il meccanismo comico con una esilarante prova attoriale di Rolando Ravello.
Per la sezione Paesi in corto (corti internazionali) il primo premio è andato a Drone Strike di Chris Richmond
Per la capacità di descrivere l’universalità emotiva dei riti della realtà quotidiana attraverso il racconto di due famiglie solo apparentemente lontane, ma in realtà fondate sugli stessi principi: l'affetto per i propri cari, la dedizione al lavoro, il legame con la terra. Per la profondità cui giunge il suo sguardo, svelando la fragilità di queste due "normalità" stravolte e spezzate all'improvviso. Per la fedeltà con cui racconta l'alienante orrore asettico delle guerre moderne e la ricaduta del conflitto sulle nuove generazioni. Per il coraggio nel non voler tracciare un confine preciso tra vittima e carnefice, terrorista e non terrorista, colpevole e innocente, nella consapevolezza che a morire nelle guerre sono sempre esseri umani, e che la violenza - da qualsiasi parte provenga - non genera soluzioni. Ma solo altra violenza.
Il premio speciale della giuria è stato assegnato a 37°4 S di Adriano Valerio
Per la qualità del progetto nella sua interezza, per il suo valore di ricerca ed esperimento, per la capacità di fotografare e insieme interpretare una realtà "altra". Per l'intuizione della ricerca, capace di vedere un mondo e trasformarlo in storia, a cavallo tra fedeltà documentaristica e necessità cinematografica del racconto. Per l'impegno nella mediazione culturale, per la potenza delle immagini, per aver superato l'asprezza del lavoro sul campo aprendolo, con dolcezza e leggerezza, alla meraviglia del cinema.
La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale per la sceneggiatura a Democracia di Borja Cobeaga
Per la capacità di costruire, sulla base di una solida sceneggiatura, un racconto breve, autonomo e sorprendente, mai fine a se stesso, sulla base di un meccanismo che gioca abilmente con la metafora del potere, della prevaricazione, dell'alienazione del lavoro, della crisi economica e culturale. Per l'uso consapevole dell'alternanza dei piani temporali, della suspance, per un finale amaro e sorprendente. E per la tinta grottesca dei toni che centra il tema, senza cadere nella trappola della macchietta, trasformando i personaggi in maschere tragiche della modernità contemporanea.
Altra menzione speciale a The Hero Pose di Misha Jakupcak e The Cut di Geneviève Dulude-De Celles.
Milya Corbeil-Gauvreau protagonista di la coupe-the cut, e Nikki Hahn (già vista in CSI e Criminal Minds), che duetta col padre in The Hero Pose, giovanissime attrici che nonostante la tenera età dimostrano una padronanza dell’arte recitativa davvero ragguardevole, candidandosi al ruolo di piccole star di cui probabilmente sentiremo parlare anche in futuro.
Per la sezione Frontiere, il primo premio è andato a Piccoli così di Angelo Marotta
per la capacità di aprire al racconto e alle immagini il senso della vita e l’attaccamento struggente all’esistenza.
Una menzione speciale è andata a L'uomo sulla luna di Giuliano Ricci
per la sua capacità di raccontare la sopravvivenza del mondo antico nel mondo moderno, attraverso uno sguardo che intreccia in maniera originale l’indagine antropologica con la ricerca espressiva.
Un'altra menzione speciale è andata a Lo stato della follia di Francesco Cordio
Un film che svela, racconta e denuncia una follia di stato, una vergogna tutta italiana, sconosciuta ai più e pertanto dimenticata e assecondata dalla società più o meno civile, come dimenticate erano, prima che il film facesse luce su questo scandalo, le vite dei suoi protagonisti, essere umani privati, spesso ingiustamente, della loro libertà, della loro dignità, della loro umanità. Alternando le raccapriccianti immagini catturate con la tecnica dell’inchiesta, con una più consapevole e toccante testimonianza di un “fortunato” “sopravvissuto” di questi manicomi criminali che ci si immaginava potessero esistere solo in altre epoche o in altri paesi non democratici, l’opera ha il merito di far riflettere sulla follia umana, quella “diagnosticata” dei carcerati, e quella sadica e legalizzata dei carcerieri, e di aver messo e in moto un percorso parlamentare che mira all’abolizione di questi moderni lager di Stato.
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