Manfredi 100 - Omaggio a Nino Manfredi nel centenario della nascita

 

Avventura di un soldato, Nino Manfredi, 1962

(episodio ne "L'amore difficile", 120')

Con Nino Manfredi, Fulvia Franco.

Un soldato, che sta tornando a casa in licenza, incontra su un treno una vedova. Senza una parola i due cominciano un approccio che li porterà , probabilmente, l'uno nelle braccia dell'altro. Tratto da un racconto di Italo Calvino, è il debutto alla regia di Nino Manfredi che ottiene l'approvazione del grande scrittore. 

Lavventura di un soldato

 

Straziami ma di baci saziami, Dino Risi, 1968, 100'

Con Nino Manfredi, Pamela Tiffin, Ugo Tognazzi, Moira Orfei

Due romantici provinciali si lasciano in seguito a una serie di equivoci e pettegolezzi: la ragazza fugge disperata dalle Marche a Roma, lui la segue ma la rintraccia soltanto dopo che lei si è risposata con un sarto sordomuto. L'amore si riaccende e i due decidono, pur in preda a forti rimorsi, di far fuori il mite sarto. 

Straziami ma di baci saziami

 

Pane e cioccolata, Franco Brusati, 1974, 110'

Con Nino Manfredi, Johnny Dorelli, Anna Karina

Disavventure di un emigrato italiano in Svizzera: l'uomo, benché lavori, perde il permesso di soggiorno; un compatriota lo assume ma poco dopo, entrata in crisi l'azienda e persa la moglie, si suicida. Sul treno che lo riporta in Italia il protagonista ha un ripensamento e torna indietro, deciso a non arrendersi. 

Immagine in copertina

 

Sono passati cento anni dalla nascita di Nino Manfredi. Ma non è tempo di nostalgiche commemorazioni e di pur sinceri omaggi rivolti al passato. Oggi ancora Nino Manfredi è presente con la sua arte, con il suo genio e, soprattutto, con il suo profondo umanesimo - amore per il prossimo nel volerlo conoscere e raccontare attraverso i tanti ruoli affrontati - che ha contraddistinto tutto il suo percorso di attore, di autore e di uomo. Nella lunga parabola "eroica" della commedia all'italiana, il nostro cinema ha saputo raccontare il paese attraverso una lente distorta, sarcastica, con un'ironia talvolta bonaria ed affettuosa tal'altra tagliente e micidiale. La commedia all'italiana, costruita per far riflettere oltre che ridere ma anche per il successo al botteghino, ha saputo riflettere essa stessa il "senso", l'antrolopologia, la rinascita di una nazione, più del precedente neorealismo, di cui è figlia ribelle. 

I personaggi interpretati erano scritti su copione ma poi la materia palpitante era creazione del genio di chi era sul "palco del set". Il grottesco e paradossale Tognazzi, il debordante e imbarazzante Sordi. Il Miles Gloriosus consapevole ed amaro Gassman. E poi Manfredi, la cui recitazione poteva sembrare quella più mimetica, più vicina ad una recitazione realista. Ma poi, avvicinandosi ai suoi personaggi, si notava il lavoro di ricamo, di fino, di fioretto, laddove gli altri utilizzavano la sciabola, la mannaia, l'accetta. I personaggi creati da Manfredi erano la traslazione della realtà su un altro piano, propriamente manfrediano. Dietro il personaggio c'era sempre una dichiarazione d'intenti filosofica, antropologica, prepolitica dell'attore-autore Manfredi. Un grande affetto espresso nei confronti dei propri personaggi anche grazie ad un disegno ironico ma mai crudele, verso uomini che spesso sono degli sconfitti ma non dei vinti. Uno per tutti, il portantino di C'eravamo tanto amati. Manfredi compende il valore etico e morale delle scelte dei propri personaggi e riesce a rendere palpabile allo spettatore l'afflato "umanistico" che lo lega a loro. E lo fa, da grande, "mostruoso" attore, attraverso il campo di battaglia in cui trasforma il suo volto. Dove emozioni e sensazioni contraddittorie si fronteggiano, a volte in modo appena percettibile, in altre platealmente, emozioni sempre leggibili dallo spettatore. Come in questa selezione di titoli manfrediani che il Festival propone agli spettatori. La rassegna è inoltre accompagnata da una galleria fotografica sull'attore realizzata dalla Cineteca nazionale - Centro sperimentale cinematografia. 

di Raffaele Rivieccio

 

Pane e cioccolata, Franco Brusati, 1974, 110'

Con Nino Manfredi, Johnny Dorelli, Anna Karina.

Disavventure di un emigrato italiano in Svizzera: l'uomo, benché lavori, perde il permesso di soggiorno; un compatriota lo assume ma poco dopo, entrata in crisi l'azienda e persa la moglie, si suicida. Sul treno che lo riporta in Italia il protagonista ha un ripensamento e torna indietro, deciso a non arrendersi. 

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